Thursday, September 17, 2009

Farewells begin...

As the departure date approaches, the number of farewell parties, drinks, lunches and dinners exponentially increases.

Yesterday we were invited for dinner at Padma and Alex' (the prospective opera singer and the… well, it is difficult to frame Padma, as any definition would not make her justice). Healthy dinner, pleasent evening. We will miss these friends - so different from us and yet so complementary - very very much.

Today it was the turn of my farewell lunch with my colleagues from TerrAfrica. Again, a very moving moment…

When I moved to the Bank a few years ago, I was somehow worried to enter in an institution of hyper-competitive people, sharks, people ‘better-not-to-trust too much’ or ‘better-not-to-open-up too much with’ because they could knife you in your back…. Since my first day in the office, since the first persons I met (Steve in the lobby, Beula in front of Christophe’s office, Ayala in the “dangeoun-basement”), I realized how groundless were my fears. My colleagues in the TerrAfrica team soon became among my best friends here in DC, my reference points, someone I felt I could always count on.

And now that the date of the departure approaches, while the excitement for the new adventure increases, the sadness for loosing them increases in equal amount. I like to think to this experience as a long (actually very long) mission, after which I will find back all of them, as nothing has changed, as nothing has moved. However, I learnt how precarious and unstable are the lives of us ‘development professionals’... Change seems to be the driving force among us. So what we leave today, most likely won’t be found back tomorrow.

With this irrational but well clear feeling I get closer to our departure date - feeling (and fearing) that I won’t meet some of these people with whom I shared so much in the past years again.

3 comments:

  1. E' strano leggere questi commenti, anzichè sentirteli raccontare... Ma nel tuo modo di scrivere rivedo (e rileggo), il tuo modo di parlare e di pensare...
    Ti ho rubato una frase, che penso riassuma bene la mia paura di affrontare qualunque tipo di cambiamento, anche quando i cambiamenti sono necessari per non sprofondare in una inerzia priva di "vitalità"...

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  2. Nel mondo del lavoro, quando si apre davanti a sè uuna porta e vi si entra per seguire il proprio destino professionale, pensando di chiudersi alle spalle quella dalla qualesi esce, non è necessaramente vero che tutti quelli e tutto ciò che si lascia, scompaia per sempre.
    Fra le mille e mille porte che tutti ituoi compagni e colleghi di lavoro apriranno e chiuderanno a loro volta per seguire le loro carriere, non è difficile che qualcuna di queste
    si apra un giorno in una stanza nella quale anche tu potrai casualmente transitare.
    Sarà bello allora di nuovo incontrarsi, e la gioia dell'incontro ancora maggiore se la familiarità e l'affetto reciproco erano grandi, e ci si è lasciati un giorno con un po' di dispiacere e rimpianto.
    Il mondo è grande, ma anche straordinariamente piccolo, e le strade spesso si incrociano.
    Provare per credere.
    M2

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  3. ciao "anonymous", chi sei? ci conosciamo?

    conosco la paura al cambiamento, credo la proviamo tutti. per me e' stato fondamentale questo racconto di joyce: eveline (http://www.readprint.com/work-880/Eveline-James-Joyce).

    racconta di una ragazza irlandese che conduce una vita grigia, insoddisacente, e ne e' come invischiata. conosce tuttavia un ragazzo che sta per emigrare in argentina, e che le propone di seguirla. all'improvviso le si apre una via di uscita da quella sua vita triste. ma al momento di partire la paura di lasciare quello che conosce per qualcosa di sconosciuto la invade: quello che fino a quel momento odiava, alla fine non le sembra cosi brutto, e decide di restare.

    per me eveline, dal primo momento che l'ho letto, rappresenta il modello di come non voglio essere. e tutte le volte che mi sono trovato in situazioni di grandi scelte, di grandi cambiamenti, ho pensato a lei.

    e mi sono buttato...

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