Bangkok. Una pioggerellina fitta. Grigia. Calda. Appiccicosa. Che quasi non bagna, ma si impregna nei vestiti. Nei capelli. O forse é il vapore dei chioschi ai lati dei marciapiedi. Odore di pesce. Si confonde, si mescola. Gente per strada, mangiano, camminano. Si urtano. Degli uomini in uniforme. Fermi ai lati. Osservano. E il traffico, silenzioso e ordinato. Rosso. Verde. Rosso. Verde. Rosso.
Uno stridere sopra di me. Guardo in alto. La metropolitana leggera. La gente sui passaggi pedonali. I grattacieli di vetro e cemento. Strati che si intersecano e si sovrappongono l’un l’altro. E in fondo il cielo violaceo. Una città verticale. A livelli. Riabbasso lo sguardo e procedo. Sotto questi strati. Al primo livello.
Mi si avvicina una ragazza. Una prostituta? Mi sento tirare per un braccio. Una vecchia. Mi parla. In che lingua? Non capisco. Cerco di andarmene. Insiste. Digrigna i denti. Marci. “Dangerous”. Ringrazio, faccio un gentile inchino. Continuo.
Io in questo luogo ci sono già stato. Mi sembra. Mi pare. Non ricordo. Forse in un sogno? Adesso mi confondo… Mi avvicino per leggere, ma le lettere assumono forme che non riconosco. Mi volto come in cerca di un aiuto. Nessuno. Solo gente che cammina disordinatamente. Continuo a camminare.
Lascio la strada principale. Giro a sinistra e poi a destra in un vicolo secondario. I rumori del traffico di colpo si attutiscono. Qualcuno mi guarda. Mi sento seguito. Non un droide, l’avrei sentito. Forse un mutante. Com’è possibile? Mi hanno già trovato? Comincio a innervosirmi. Dov’é il mio contatto?
Accelero il passo e mi rituffo nella strada principale, cercando di confondermi tra la gente. Nella città di Nathan Never…
Cher Matteo
ReplyDeleteIl faut penser aux lecteurs français!
Merci d'avance
Pacha
nous s'en occuperont...
ReplyDelete